Come Allontanare le Volpi dall’Orto

La volpe rossa (Vulpes vulpes) è onnivora, opportunista e particolarmente abile a sfruttare ogni risorsa alimentare di origine umana: scarti di cucina lasciati nel compost, resti di frutta caduta dagli alberi, mangime degli animali da cortile e persino i sacchi dell’indifferenziato. In contesto rurale o peri-urbano un orto rappresenta un micro-habitat ricco di cibo facile, soprattutto se nei dintorni non mancano cassonetti aperti, pollai non protetti o aree dove la vegetazione alta offre rifugio. Prima di pensare a dissuasori sofisticati è quindi essenziale capire che la presenza della volpe è quasi sempre attratta da una “ricompensa” che può e deve essere rimossa.

Igiene, ordine e assenza di “fonti trofiche artificiali”

Tutti i piani di gestione ufficiali dedicano la prima voce alla riduzione dei rifiuti accessibili: contenitori chiusi, compostiere a prova di predatore, mangiatoie sollevate da terra e pulite ogni sera, raccolta quotidiana di frutta marcescente e di uova da eventuali galline. La Regione Emilia-Romagna, nel proprio Piano di controllo 2024-2028, definisce l’eliminazione delle fonti trofiche artificiali «la principale misura di contenimento non cruenta» e ricorda che i contenitori di rifiuti urbani andrebbero adeguati con coperchi a chiusura ermetica, mentre le discariche agricole dovrebbero essere recintate. Chiudere le opportunità alimentari non solo spinge la volpe a cercare altrove, ma riduce anche la confidenza dell’animale verso gli spazi antropizzati.

Recinzioni fisiche: la barriera più affidabile

Quando l’orto confina con boschetti o campi aperti, una recinzione progettata in modo specifico resta la difesa più efficace. Una “rete anti-volpe” dovrebbe essere alta almeno 1,80 m, con maglie inferiori a 5 cm per impedire il passaggio dei cuccioli, e prolungarsi sottoterra per circa 30 cm ripiegandosi a L verso l’esterno: il margine sotterraneo impedisce alla volpe di scavare e infilarsi sotto la rete. Alcuni orticoltori preferiscono fili elettrificati a bassa tensione disposti a 15-20 cm dal suolo: pochi impulsi, innocui ma fastidiosi, insegnano rapidamente all’animale a tenersi lontano. Se l’orto ospita anche un pollaio, la porta notturna automatizzata riduce drasticamente l’interesse del predatore.

Dissuasori tecnologici e naturali

Gli irrigatori con sensore di movimento sono considerati dai professionisti del wildlife-management il deterrente più immediato: la volpe detesta l’acqua e impara che avvicinarsi significa attivare un getto improvviso. Una pagina dedicata ai «repellenti ad acqua per volpi» li classifica come «il metodo consigliato» perché sfruttano un istinto di fuga innato. Gli ultrasuoni, pur diffusi in commercio, hanno efficacia altalenante; funzionano meglio se alimentati a pannello solare e associati a sensori di movimento, così il disturbo sonoro non è continuo e l’animale collega lo stimolo alla propria presenza in quel luogo.

Sul fronte olfattivo si trovano granulati a base di urina di lupo, spray con capsaicina o miscele di oli essenziali di citronella, eucalipto e menta piperita. La letteratura indipendente segnala però un rapido assuefarsi delle volpi, ragione per cui i repellenti odorosi vanno alternati e riapplicati dopo piogge o irrigazioni abbondanti. Più stabile è la presenza di un cane da guardia: l’odore, l’abbaio e l’attività territoriale inducono la volpe a spostarsi in aree meno presidiate, purché il cane trascorra effettivamente tempo all’aperto e non sia confinato nelle ore notturne.

Gestione del paesaggio e riduzione dei rifugi

Un orto frequentato regolarmente, ben sfalciato lungo il perimetro e privo di cataste di legna, cassoni vuoti o lamiere dove la volpe possa scavare una tana temporanea, risulta meno appetibile. Laddove si mantengano siepi vive per ragioni agronomiche o paesaggistiche è opportuno potarle in modo da ridurre gli anfratti bassi; i cumuli di scarti vegetali vanno compostati in silos chiusi, non a mucchio aperto. Nelle linee guida regionali citate si suggerisce, per gli allevamenti di bassa corte, il ricovero notturno degli animali e recinzioni adeguate proprio per evitare che la volpe associ quelle fonti di cibo alle aree coltivate. I medesimi principi valgono per cassette di raccolta, serre e tunnel: porte chiuse di notte, nessun foro alla base delle plastiche, reti ben tese sugli scorrimenti laterali.

Sicurezza, normativa e limiti legali

In Italia la volpe è fauna selvatica patrimonio indisponibile dello Stato (art. 1, Legge 157/1992). L’abbattimento o la cattura sono consentiti soltanto all’interno di piani di controllo approvati dalla Regione, previa verifica da parte di ISPRA che le misure ecologiche siano inefficaci; l’uso di bocconi avvelenati, lacci, tagliole o congegni crudeli è esplicitamente vietato e sanzionato sia penalmente sia amministrativamente. Questo significa che qualunque intervento di difesa in un orto deve restare nel perimetro dei dissuasori incruenti: recinzioni, dissuasori a getto d’acqua, ultrasuoni, luci a intermittenza, interventi di pulizia e di assetto del verde.

Chi vive in prossimità di un parco regionale o nazionale deve inoltre verificare il regolamento dell’area protetta: alcune amministrazioni vietano gli ultrasuoni o impongono recinzioni di un certo tipo per minimizzare l’impatto su altre specie. In caso di danni significativi alle colture si può presentare segnalazione al Servizio Faunistico Provinciale o alla Polizia Locale per un sopralluogo e, se ne ricorrono i presupposti, per l’attivazione dei piani di controllo numerico previsti dall’art. 19 ter (piano straordinario fauna selvatica) in vigore dal 2023.

Strategia integrata e monitoraggio continuo

Nella pratica quotidiana i migliori risultati si ottengono combinando più strumenti: si parte dall’igiene (niente rifiuti, mangime raccolto a fine giornata), si installa la recinzione corretta, si aggiunge un dissuasore d’acqua o ultrasuoni nelle aree di passaggio abituale, si tiene l’erba bassa lungo il confine e si programma un giro serale per verificare che porte, grate e coperchi siano chiusi. Dopo ogni intervento va osservato se le tracce notturne (impronte, escrementi, buche) diminuiscono: in genere bastano due settimane di coerenza perché la volpe modifichi la propria routine e scelga terreni meno rischiosi. Se, nonostante tutte le cautele, le intrusioni proseguono, il passo successivo è un consulto con un tecnico faunistico della Regione, che potrà consigliare trappole a cattura viva certificate o valutare forme di indennizzo.